MASSIMO, IL MIO CINEMA SECONDO ME

“Massimo. Il mio cinema secondo me” verrà presentato in prima nazionale alla Festa internazionale del Film di Roma e proiettato domenica 17 novembre alle ore 19.00 al MaXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo. Il documentario è un progetto che nasce dal desiderio di rivelare l’idea che Troisi aveva del suo cinema: il suo ruolo, e la sua responsabilità, di autore, la sua concezione registica e produttiva. 
Nasce dall’intento di ‘documentare’, attraverso materiali e testimonianze inedite, il mondo, ai più sconosciuto, che sta dietro ai film che tutti abbiamo visto, ai risultati artistici che ci ha lasciato.

Il documentario parte da un’intervista rilasciata da Troisi, nel 1993, per  una tesi di laurea. Un racconto dal tono rilassato, intimo, privo delle cautele tipiche di altre interviste ‘pubbliche’, sincero e riflessivo. Un percorso confidenziale, introspettivo al quale si intrecciano le voci di chi ha condiviso la sua arte, la sua amicizia, i suoi sentimenti. Nell’articolarsi del discorso, nel succedersi delle risposte, viene fuori la filosofia di un artista molto più articolato e profondo del solo Troisi attore.

Devo convincere prima me stesso che vale la pena di raccontare un argomento, che sia l’amore, che sia la malattia, che sia l’amicizia, che sia il potere, che dica qualcosa non di assolutamente nuovo, ma se il nuovo non c’è, sforzarmi di guardarlo da un nuovo punto di vista’.

Scopriamo quanta precisione e concentrazione metteva nella fase della scrittura. La sua coerenza professionale. La piena coscienza del progresso formale e sostanziale presente in ciascuno dei suoi film. Ma anche le paure di un giovane artista investito da un successo travolgente.

Sto ancora imparando… Sto ancora cercando di portare in ogni film che faccio quei cinque, dieci minuti che mi piacevano del film precedente.’

Ascoltando le sue parole si entra in contatto in modo inedito con la sua poetica, la sua concezione del cinema, e i modi in cui la attuava, tanto nella dimensione intima dell’ispirazione, quanto nei rapporti con tutti coloro (sceneggiatori, attori, tecnici, produttori…) che condividevano la sua esperienza.

Raccontare il mio disagio, la difficoltà di non convivere bene con le regole, la società, la famiglia… “
‘L’uso del napoletano è un fatto ideologico, come una difesa, anche lì il non accettare le regole.’

Parlare in italiano avrebbe significato non solo tradire il napoletano, la mia cultura, ma l’idea stessa di fare cose diverse’

Il documentario trasforma il monologo dell’intervista in una sorta di dialogo ideale con le testimonianze di altri professionisti e i ricordi di chi ha lavorato con lui. La voce di Massimo si mescola e si alterna, così, a quella di Anna Pavignano, compagna di un periodo della sua vita, e coautrice di tutti i suoi film:

‘La sua intuizione principale era quella di saper trovare il lato comico in qualsiasi aspetto della vita e nel riuscire ad evidenziarlo a chi, pubblico, non era in grado di vederlo’.

Con quella di chi ha condiviso con lui l’intero percorso artistico e umano riconoscendo il valore e l’insegnamento di questa straordinaria esperienza:
‘Questa ricerca assoluta della purezza. Massimo ci ha abituato a cercare all’interno delle soluzioni dei punti di vista che erano assolutamente straordinari. Ha spostato in avanti, come dire, l’asticella per tutti quanti noi, ci ha costretto a saltare molto più in alto di quanto mai avremmo saltato e ci ha abituato a un progetto d’arte e di vita epico ed etico’. – Lello Arena

Con quella di chi lo ha amato e studiato nell’arco della sua breve ma intensa e rivoluzionaria carriera. 
‘Troisi si difende comicamente da qualcosa di drammatico però, allo stesso tempo, comunica allo spettatore qualcosa di puro, probabilmente direbbe lui, di autentico. L’idea che quello è qualcosa a cui tiene tantissimo’ – Mario Sesti

Il flusso narrativo del documentario è sostenuto da immagini di repertorio inedite, dalla geografia dei luoghi presenti nei film e nella vita di Troisi, dalle splendide foto di Mario Tursi, organizzate e rese vive dall’avvincente e singolare tecnica del motion graphic. E accompagnato dalle note di Pino Daniele e da una preziosa reinterpretazione del brano Qualcosa arriverà, che il grande musicista napoletano ha voluto scrivere appositamente come omaggio della sua profonda amicizia con Troisi.